martedì 9 agosto 2016

tintangel legend -da amanti della storia

TINTAGEL: LA LEGGENDA DEL CASTELLO DI RE ARTU'.
Le rovine di Tintagel, il leggendario castello che diede i natali a Re Artù, sorgono sul promontorio dell’omonima cittadina nel nord della Cornovaglia. Secondo la "Historia Regum Britanniae" di Goffredo di Monmouth, alla fine del V secolo il condottiero britanno Uther Pendragon, dopo aver sconfitto Vortigern e suo figlio Paschent e scacciò i mercenari invasori sassoni.
Ma tradì il suo alleato Gorlois duca di Cornovaglia riuscendo a penetrare nella fortezza di Tintagel giacendo con sua moglie Ygraine. Durante questo atto fu concepito il futuro e leggendario re Artù, destinato a lasciare un’impronta indelebile sulla cultura e sulla spiritualità dell’Europa intera.
Tutt’oggi migliaia di turisti visitano le rovine del castello di Tintagel, convinti di trovarsi di fronte proprio al castello dell’infanzia di Artù. Ma il maniero di cui oggi vediamo le rovine è stato costruito nella prima metà del XIII secolo, quasi 800 anni dopo l’epoca di riferimento del leggendario re.
Dobbiamo dunque rivedere o ricrederci su tutta la storia? Non necessariamente. Intanto Goffredo di Monmouth parlando di un castello a Tintagel di certo non parlava di quello attuale, visto che la "Historia Regum Britanniae" è stata scritta tra il 1136 e il 1147, quindi esattamente un secolo prima della costruzione del “nuovo” castello. Si presume quindi che un castello già esistesse sul promontorio della Cornovaglia.
Ma veniamo ai giorni nostri. Gli ultimi scavi nel sito archeologico di Tintagel, iniziati il 18 luglio e terminati martedì scorso, hanno portato alla luce i resti di un palazzo ben più antico di quello finora conosciuto. E gli archeologi lo avrebbero datato proprio in un’epoca compresa tra il V e il VI secolo, esattamente il periodo in cui il duca Gorlois, secondo Goffredo di Monmouth, avrebbe costruito la sua inespugnabile fortezza.
Il castello appena riportato alla luce avrebbe avuto mura larghe circa un metro, massicci gradini e pavimenti lastricati in ardesia. Alcune stanze dovevano essere molto ampie, lunghe 11 metri e larghe 4. Dagli oltre 150 resti di cocci di ceramica, vasellame e anfore si sarebbe poi dedotta la particolare ricchezza della famiglia del castello: vino dall’Anatolia, olio d’oliva dell’Egeo, piatti importati dall’oriente e dal Nord Africa e coppe di vetro dipinto provenienti dal regno dei Franchi.
Dopo la metà del VI secolo, il periodo arturiano, l’intero complesso avrebbe conosciuto un periodo di declino fino al totale abbandono nei primi anni del VII secolo, quando una pandemia mortale si abbatté sulla Britannia e quando gli invasori Sassoni si impadronirono completamente della parte meridionale dell’isola inglese.
In immagine: “La morte di Re Artù” di James Archer.
Antonio A. - Fonte: Storia in rete.
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