mercoledì 10 agosto 2016

Bronte .la rivolta. da amanti della storia-invito ad un viaggio nella storia socio-economica d'italia

10 AGOSTO 1860 : I FATTI DI BRONTE
Come gratitudine per l'intervento a suo favore della marina britannica durante la Rivoluzione napoletana, re Ferdinando IV di Borbone nel 1799 donò il complesso di Santa Maria di Maniace e concesse il titolo di Duca di Bronte all'ammiraglio inglese Horatio Nelson. Da allora in poi il complesso, costituito da un'ampia tenuta e un appartamento nobiliare confinante con la splendida chiesa, prenderà il nome di Ducea di Nelson.
Gli eredi dell’ammiraglio gestiranno la proprietà sia direttamente, ma più spesso attraverso diversi amministratori fiduciari, sino al XX secolo. Tra giugno e luglio 1860 in molte province della Sicilia, occupata dalle truppe di Garibaldi, cominciarono le prime manifestazione nei latifondi demaniali. La promessa della “terra ai contadini” tardava a realizzarsi ed il malcontento cresceva.
Giuseppe Garibaldi il 30 giugno, da Palermo, rassicurava il Con­sole Ingle­se, John Goodwin, facendo scrivere dal Segretario di Stato per l'In­ter­no, Gaetano Daita che «a nome del Dittatore si dà l'onore di far conoscere al Sig. G. Goodwin, console di S. M. Britannica in Sicilia, che si son date oggi stesso energiche disposizioni perchè non avvenga il minimo inconveniente, abuso o pregiudizio del diritto e delle proprietà di Lady Nelson, Duchessa di Bronte, e coglie questa occasione per esprimere i sensi della più distinta considerazione.» (Archivio di Stato di Palermo, Segreteria di Stato presso il luogotenente Generale Interno, anno 1860, vol. 1594, n. 217).
Ma proprio a Bronte esplose una violenta protesta dei contadini tra il 29 luglio ed il 6 agosto a causa della mancata abolizione della tassa sul macinato che penalizzava le classi più povere. I rivoltosi inoltre chiedevano l’abolizione della feudale “Ducea”. Nei tumulti che seguirono ci furono 16 morti.
Affinchè difendesse i diritti dei cittadini inglesi, il console inglese John Goodwin invocò l’aiuto di Giuseppe Garibaldi accampato a sud di Messina,. Sottoposto a pressanti sollecitazione anche da Francesco Crispi, ministro dell’interno del regime dittatoriale dell’isola, il generale affidò a Nino Bixio il compito di riportare l’ordine nella cittadina.
Bixio arrivò a Bronte il 6 agosto con due battaglioni quando però i più violenti erano già fuggiti. Come primo atto fu decretato lo stato d’assedio, la consegna delle armi e l’imposizione di una tassa di guerra. Poi fu costituita una commissione per celebrare il processo ai rivoltosi, molti dei quali analfabeti, ai quali fu data 1 ora di tempo per presentare le proprie memorie difensive.
I difensori dovevano in quel ristretto lasso di tempo recarsi nella cancelleria e prendere conoscenza degli atti (perché se non avesse letto quali erano gli ele­menti di accusa, quali erano le indicazioni probatorie, quali erano i testimoni che stavano a carico dei loro assistiti naturalmente non avrebbero potuto concepire una sorta di piano difensivo), andare al carcere e colloquiare con ciascuno degli imputati e informarli delle colpe che a ciascuno di essi venivano attribuite. Predisporre le note difensive e le discolpe con le indica­zioni dei testimoni.
La sera del 9 agosto sul banco degli imputati sedevano oltre 150 persone, tra loro l’avvocato Nicolò Lombardi espressione degli interessi comunali e quindi ritenuto colpevole di non aver saputo tenere a freno la violenza contadina. 5 furono i condannati a morte, venticinque imputati ebbero l'ergastolo, uno vent’anni di lavori forzati e due dieci, cinque semplice reclusione. Il 10 agosto all’alba Nicolò Lombardi fu fucilato insieme a 4 contadini semi-analfabeti dinanzi all’intera popolazione di Bronte.
Alla luce delle successive ricostruzioni storiche si è appurato come Lombardo fosse totalmente estraneo alla rivolta, invitato a fuggire da più parti si sarebbe rifiutato per poter difendere il proprio onore.
Nel 1972 Florestano Vancini ha girato sulla vicenda il film “Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato”.
Nel 1969, lo Stato italiano acquistò la proprietà Nelson. Oggi il latifondo è un parco pubblico, e Bronte si autodefinisce la «capitale mondiale del pistacchio».
Antonio A. - Fonte: La Stampa / Bronteinsieme.
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