mercoledì 3 agosto 2016

Amanti della storia -LA STORIA DI JOHANN “RUKELIE” TROLLMANN.(

LA STORIA DI JOHANN “RUKELIE” TROLLMANN.
Johann Trollmann era un pugile straordinario. Un pugile tedesco nato da una famiglia sinti. Lo avevano soprannominato Rukelie, “albero" per la bellezza del suo fisico atletico. Per lui stare sul ring era come essere su un palcoscenico, i suoi movimenti veloci e tecnicamente impeccabili lo avevano eletto a campione della “noble art”. Uno stile nuovo, particolare, tutto suo, come una danza che molti anni dopo avrebbe caratterizzato anche il campione olimpico e poi del mondo Cassius Clay, alias Muhammad Alì.
La vita di Rukelie e il nazionalsocialismo si incrociarono la notte del 9 giugno 1933 nel match per la corona tedesca dei pesi medi. A contendergli il titolo c’era Adolf Witt. In sei round lo zingaro stende l'ariano. Per Rukelie è la vittoria più bella, la più importante e prestigiosa. Ma dal pubblico si leva la voce di Georg Radamm, gerarca nazista e presidente dell'associazione dei pugili tedeschi.
Ordina agli arbitri di far terminare la contesa in parità: la superiorità fisica della razza ariana non poteva essere presa a pugni da uno zingaro. Ma il pubblico rumoreggia, protesta, sa che Trollmann è il vincitore e poco dopo diventa il nuovo campione tedesco dei pesi medi a furor di popolo. Gli gettano al collo la corona e lui piange di felicità.
Qualche giorno dopo la vittoria, in una lettera della federazione, Trollmann legge che non è più il detentore del titolo perché le lacrime "non sono degne di un vero pugile". La corona dei medi è nuovamente libera. Prossimo incontro fissato per il 21 luglio. Sul ring Trollmann si trova di fronte Gustave Eder, un altro colosso ariano. Ma lo zingaro è il più forte, non dovrebbe avere problemi.
Hitler teneva particolarmente alla boxe. In Mein Kampf scriveva: “Nessun altro sport desta un così grande spirito d’assalto, esige così fulminea decisione, rende forte e flessibile il corpo”. Il ring diventa un manifesto di propaganda razziale. È tollerabile che uno zingaro batta un puro ariano? I movimenti sul ring di Trollmann sono definiti “scimmieschi”, “animaleschi”, e il suo stile “effeminato”.
Quindi le restrizioni delle SS arrivano ancor prima dell'inizio del match. Rukelie è costretto a non danzare, a non esprimere la sua boxe, deve rimanere al centro del ring e "combattere" come un ariano altrimenti può dire addio alla licenza di pugile. Lui, ciuffo moro, occhi scuri e pelle ambrata capisce tutto e si presenta con capelli tinti di biondo e il corpo cosparso di farina, una perfetta caricatura dell'ariano. In cinque round Rukelie calpesta un'ideologia vuota e malata con il coraggio di chi è in grado di ironizzare anche nella tragedia, ma subisce la sconfitta definitiva.
“Me l’hanno fatto capire in mille modi: un sinti non può diventare campione di Germania. E’ stata una progressione ad hoc. Quando ero il migliore dei dilettanti mi tagliarono fuori dalle Olimpiadi, da professionista mi impediscono di fare carriera. Ormai mi hanno incastrato.” Va a vivere a Berlino, conosce e sposa Olga nel 1935. Hanno una figlia, Rita. Ormai Trollmann combatte solo per pochi spiccioli nelle fiere di paese, nei circhi
La vita per gli zingari si fa sempre più difficile e, per evitare guai alla sua famiglia, Trollman divorzia nel settembre 1938. Accetta di essere sterilizzato per evitare l’internamento. Nel novembre ‘39 viene richiamato dalla Wermacht e inviato sul fronte russo. Ferito, ritorna in Germania per una licenza, nel ’42. Ma la Wermacht ormai non voleva più zingari tra le proprie fila, così fu prelevato dalla Gestapo e incarcerato ad Hannover ed in ottobre smistato al campo di concentramento di Neuengamme, vicino ad Amburgo, triangolo marrone e numero 9841.
Il 9 febbraio 1943 si trova all'esterno del campo, è il suo turno di lavoro e non si accorge che il rumore dei passi di Emil Cornelius diventa sempre più vicino. Quel kapò sta meditando la vendetta perché due giorni prima è stato messo al tappeto proprio da Trollmann in un combattimento organizzato davanti a tutti i prigionieri e alle SS del lager. Uno sgarbo troppo grande. Da uno zingaro poi. Una pallottola lo condanna a essere un dimenticato dalla storia. Trollmann muore quel 9 febbraio 1943. Quattro mesi dopo, ad Auschwitz, morirà suo fratello Heinrich, anche lui pugile.
La sua morte viene spacciata per un incidente ma sarà un altro prigioniero, Robert Landsberger, testimone oculare dell’omicidio, a raccontare la verità, a guerra finita. Nel 2003 la federazione tedesca, a seguito di un forte movimento d’opinione, consegna a Rita, la figlia di Trollmann, la cintura da campione tedesco dei mediomassimi. Ad Hannover una piccola strada è a lui intitolata, una targa lo ricorda ad Amburgo e in un parco del quartiere di Kreuzberg, a Berlino, dal 2010 c’è anche un ring vuoto, un monumento dedicato a “Rukelie” Trollmann.
Antonio A. – Fonte: Repubblica / Corriere della Sera
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