domenica 24 luglio 2016

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Reggia di Capodimonte

 

Storia e architettura
Il Palazzo Reale di Capidimonte è ubicato in via Capodimonte.
La sua costruzione si deve a Carlo III di Borbone che, negli anni Trenta del 1700 decise di avviarne il progetto. Per prima cosa, l’architetto militare Antonio Medrano venne incaricato di comprare tutti i terreni e le proprietà necessarie nella zona scelta dal re. In seguito, nel 1738, cominciarono i lavori veri e propri che seguivano il progetto presentato dallo stesso Medrano in collaborazione, poi interrotta, con Antonio Canevari.
A causa delle poche risorse economiche a disposizione, i lavori durano molti anni e, nel 1743, si registrò anche l’intervento di Ferdinando Sanfelice che realizzò l’edificio che avrebbe ospitato la fabbrica di porcellane e la chiesa dedicata a San Gennaro.
Prima di Tornare in Spagna nel 1759, re Carlo portò la sua collezione d’arte nella parte completa dell’edificio e lasciò il trono al figlio Ferdinando IV. Purtroppo, sotto il suo regno, tutte le costruzioni vennero bloccate e la reggia fu trasformata nella sua dimora, con il conseguente trasferimento delle opere d’arte nel Palazzo degli Studi. Nel 1799, a causa della rivoluzione giacobina, Ferdinando fu costretto a fuggire in Sicilia e vi portò anche parte della collezione senza che queste fecero più ritorno. La stessa situazione si verificò cinque anni più tardi quando, con la venuta dei francesi, il re scappò di nuovo.
Così, durante il periodo di dominazione francese, Giuseppe Bonaparte decise di abitare nella reggia e, nel 1809, fece anche costruire la strada che portava da Capodimonte al Museo.
I lavori di costruzione ripresero solo nel 1817, quando i Borbone tornarono a Napoli. Nell’occasione si affido anche a Domenico Venuto l’allestimento delle collezioni d’arte, tra cui quella in Palazzo Cellamare, trasformando l’edificio in Museo Borbonico.
Nel 1833, con Ferdinando II, si cominciò la costruzione dell’ultima parte dell’edificio e vennero attuati una serie di interventi di abbellimento, progettati da Tommaso Giordano per la parte architettonica e da Salvatore Giusti e Giuseppe Mazzocchi per quella decorativa. Venne realizzato un scalone a doppio rampante che aveva accesso da una triplice arcata, ripetuta anche al piano superiore, nella quale si aprivano quattro nicchie con statue; inoltre, le pareti vennero decorate con putti, stemmi e medaglioni in stucco.
Con l’unità d’Italia, la proprietà della Reggia passò ai Savoia che, pur continuando ad utilizzarla come residenza, cominciarono a sistemare numerose collezioni e opere d’arte all’interno dei numerosi saloni dell’edificio, soprattutto grazie all’impegno di Domenico Morelli, Federico Maldarelli e Tommaso De Vivo, che si era preoccupato di raccogliere i dipinti di pittori napoletani, acquistati dalla famiglia reale durante le mostre organizzate dall’Accademia delle Belle Arti.
Nel 1920 la proprietà del palazzo passo allo Stato, ma i Savoia continuarono ad abitarla fino al 1948 quando, terminata la guerra, si decise di destinare l’edificio a Museo. Così, terminati alcuni lavori di restauro eseguiti dall’architetto Ezio De Felice, l’inaugurazione ufficiale si tenne nel 1957.

Tratto da: Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001

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