Bos taurus primigenius
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Variazioni di nomenclatura nelle lingue europee
Il nome latino Bos primigenius significa "bue primitivo", "proto-bue".[3] Il termine in lingua tedesca, invece, è Auerochse o Ur-Ochs: combinazione del prefisso ur-, che significa "originario/proto-" e della parola "Ochs(e)", che significa "bue". In inglese i termini aurochs, urus e wisent vengono tutti usati come sinonimi.[4][5] Questo utilizzo è errato, dal momento che l'uro è una specie completamente distinta dall'ancora esistente wisent (il bisonte europeo).Tassonomia
Il nome scientifico Bos primigenius non viene ora considerato valido dall'ITIS, che classifica l'uro sotto Bos taurus, la stessa specie dei bovini domestici. Comunque, nel 2003, la Commissione Internazionale di Nomenclatura Zoologica «ha conservato l'utilizzo di 17 nomi specifici sulla base di specie selvatiche, che sono pre-datati o contemporanei a quelli basati sulle forme domestiche», confermando Bos primigenius per l'uro. I tassonomi che considerano i bovini domestici una sottospecie dell'uro selvatico dovrebbero usare Bos primigenius taurus; il nome Bos taurus rimane disponibile per i bovini domestici quando vengono considerati come specie separata.Come ha affermato il Paleontologisk Museum dell'Università di Oslo, gli uri si evolsero in India circa due milioni di anni fa, migrando verso il Medio Oriente ed altre regioni dell'Asia, e raggiunsero l'Europa circa 250.000 anni fa.[6] Una volta venivano considerati una specie distinta dai moderni bovini europei (Bos taurus), ma una tassonomia più recente ha respinto questa distinzione. I bovini domestici dell'Asia meridionale, o zebù, discendono da un diverso gruppo di uri, che viveva ai margini del deserto del Thar, in India; questo spiega la resistenza dello zebù alla siccità. Gli yak domestici, i gayal e i bovini di Giava non discendono dall'uro.
Sottospecie
Una volta esistevano tre sottospecie di uro: il Bos primigenius namadicus (Falconer, 1859), che viveva in India, il Bos primigenius mauretanicus (Thomas, 1881) del Nordafrica e, naturalmente, il Bos primigenius primigenius (Bojanus, 1827) dell'Europa e del Medio Oriente. Solo la sottospecie europea è sopravvissuta fino a tempi recenti. Tutte e tre sono state addomesticate.[7]Morfologia
L'uro possedeva anche alcuni aspetti che si riscontrano raramente nei bovini moderni, come le corna a forma di lira ricurve in avanti, una striscia pallida lungo la spina dorsale e un dimorfismo sessuale nei colori del mantello. I maschi erano neri con una striscia color grigio più chiaro o marroncina lungo la spina dorsale, mentre le femmine e i vitelli erano rossastri (questi colori si riscontrano tuttora in pochi bovini domestici, come i bovini di Jersey).Gli uri erano noti anche per il loro temperamento molto aggressivo e nelle culture antiche ucciderne uno era visto come un grande atto di coraggio. I bovini moderni sono divenuti molto più piccoli dei loro antenati selvatici: l'altezza al garrese di una vacca domestica di taglia media è di circa 150 cm,[8] mentre l'uro raggiungeva mediamente i 175 cm di altezza.
Addomesticamento
L'addomesticamento dell'uro ebbe inizio nel Caucaso meridionale e nella Mesopotamia settentrionale a partire dal VI millennio a.C., mentre gli aspetti genetici suggeriscono che gli uri furono addomesticati indipendentemente in Africa settentrionale e in India.[9] L'addomesticamento causò cambiamenti importanti nella fisiologia di queste creature, tanto che i bovini domestici sono stati considerati in passato come specie separata (vedi sopra).Le analisi genetiche delle ossa di uro e dei bovini moderni sono state fonti di molte notizie riguardo agli uri. Sebbene gli uri si siano estinti in Gran Bretagna durante l'età del bronzo, le analisi delle ossa degli uri che vissero là contemporaneamente ai bovini domestici non hanno indicato alcun apporto genetico dato alle razze moderne. Per questo motivo, si ritiene attualmente che i bovini europei moderni siano discesi direttamente dai processi di addomesticamento avvenuti nel Vicino Oriente. I bovini indiani (zebù), sebbene siano stati addomesticati tra gli ottomila e i diecimila anni fa, sono imparentati con l'uro, da cui hanno avuto origine nel Vicino Oriente circa 200.000 anni fa. Si pensa che anche i bovini africani discendano dagli uri, con i quali sarebbero persino più strettamente imparentati di quanto non lo siano quelli del Vicino Oriente. Si ritiene che gli uri del Vicino Oriente si siano separati da quelli africani circa 25.000 anni fa, forse 15.000 anni prima di venire addomesticati. La razza bovina «turano-mongola», che si incontra attualmente in Cina settentrionale, Mongolia, Corea e Giappone, dovrebbe essere il frutto di un quarto evento di addomesticamento (e di una terza suddivisione tra Bos taurus e le razze di uro). Questo raggruppamento si è separato da quello del Vicino Oriente circa 35.000 anni fa. Non è chiaro se queste distinte popolazioni genetiche siano state composte da distinte sottospecie.
Estinzione
L'areale originario dell'uro si estendeva dalle isole britanniche fino all'Africa, al Medio Oriente, all'India e all'Asia centrale. A partire dal XIII secolo d.C., l'areale dell'uro si restrinse alla Polonia, alla Lituania, alla Moldavia, alla Transilvania e alla Prussia Orientale. In queste zone il diritto di cacciare i grandi animali fu ristretto solo ai nobili, fino a divenire gradualmente una prerogativa solo delle famiglie reali. Con il declino della popolazione degli uri, la caccia cessò, ma le corti reali continuarono a ingaggiare dei guardacaccia che provvedessero al mantenimento di campi aperti per il pascolo degli uri. In cambio del servizio reso i guardacaccia furono esonerati dalle tasse locali e un decreto giudicò la caccia di frodo all'uro punibile con la morte. Nel 1564, i guardacaccia, secondo le stime reali, erano a conoscenza di solo 38 animali. L'ultimo uro visto vivo, una femmina, morì nel 1627 nella foresta di Jaktorów, in Polonia. Il suo cranio fu in seguito sottratto dall'esercito svedese durante l'invasione svedese della Polonia (1655–1660) ed è ora proprietà del Livrustkammaren di Stoccolma.Uro "ricreato"
Dopo la 2° guerra mondiale, sono aumentati di numero, sono usciti dagli zoo, e sono stati introdotti in Polonia, Belgio, Inghilterra, ecc. Oggi, un consistente branco vive allo stato brado nella riserva Oostvaardersplassen nei Paesi Bassi.
Rappresentazioni culturali dell'uro
- Degli uri sono rappresentati in molte pitture rupestri europee del Paleolitico, come quelle che sono state trovate a Papasidero in Calabria, a Lascaux e nella grotta del Pech-Merle, in Francia. Alla loro forza vitale erano attribuite qualità magiche e sono state ritrovate anche antiche statuette raffiguranti la loro forma. Gli uri, impressionanti e pericolosi, sopravvissero durante l'età del ferro in Anatolia e nel Vicino Oriente e in tutta quest'area furono adorati come un animale sacro, il toro lunare, associato alla Grande Madre e, in seguito, a Mitra.
- Degli uri sono dipinti sulla Porta di Ishtar di Babilonia.
- Nel 1999 uno scavo archeologico a Peterborough, in Inghilterra, riportò alla luce il cranio di un uro. La parte frontale del cranio era stata rimossa, ma le corna rimanevano attaccate. Ciò ha fatto supporre che l'uccisione di questo animale sia stato un atto sacrificale.
- Il bue selvatico chiamato re'em nella Bibbia (Numeri 23:22 e 24:8, Deuteronomio 33:17, Giobbe 39:9-10, Salmi 22:21, 29:6, 92:10 e Isaia 34:7) viene associato occasionalmente all'uro e nel passato è stato tradotto erroneamente come "unicorno"[11].
- Giulio Cesare scrisse di questi animali nella Guerra gallica al capitolo 6,28: « [...] la terza è la specie dei cosiddetti uri. Sono leggermente più piccoli degli elefanti, assomigliano ai tori per aspetto, colore e forma. Sono molto forti, estremamente veloci, non risparmiano né uomini, né animali che abbiano scorto. I Germani si danno molto da fare per catturarli per mezzo di fosse, e poi li uccidono: i giovani si temprano e si esercitano in queste fatiche e genere di cacce. Chi ha ucciso diversi uri, ne espone le corna pubblicamente, a testimonianza della sua impresa, ricevendo grandi elogi. Non si riesce ad abituare gli uri alla presenza degli uomini, né ad addomesticarli, neppure se catturati da piccoli. Le corna, per ampiezza, forma e aspetto, sono molto diverse da quelle dei nostri buoi. Sono un pezzo molto ricercato, le guarniscono d'argento negli orli e le usano come coppe nei banchetti più sontuosi».
- L'uro («bour» in rumeno) fu anche il simbolo della Moldavia; al giorno d'oggi si può trovare ancora negli stemmi sia della Romania che della Moldavia. Il corno dell'uro è il simbolo dello stemma della città lituana di Taurage. È presente anche nell'emblema di Kaunas, in Lituania, e faceva parte dell'emblema della Bucovina, quando questa regione faceva parte di un Kronland dell'Impero austro-ungarico.
- Il nome di città Turek in Polonia è forma diminutiva della parola slava "tur". L'uro rosso c'è sullo stemma della città.
- Il castello di Turjak in Slovenia apparteneva ai nobili Turjak (ted. Auersperg) che fin dal secolo XI avevano inserito un uro nel proprio stemma, incidendolo nella torre del castello ricostruito nel 1520 e tuttora esistente.
- I cognomi slavi orientali Turenin, Turishchev, Turov e Turovsky prendono origine dal nome slavo orientale di questa specie (Tur).[12]
- Il cantone svizzero di Uri utilizza come proprio stemma la testa di un uro.
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