Re Artù in Toscana: San Galgano e la spada nella roccia
Che il mito bretone sia nato in Toscana? A nessuno è dato dirlo ma la splendida abbazia conserva la storica spada che racconta storie di antichi cavalieri
Tratto da "Slowtuscany". La Toscana raccontata da Damiano Andreini
A circa 40 Km
da Siena, in direzione sudest (Grosseto), in una valle isolata tra le
colline, si trovano un'antica e grandiosa Abbazia cistercense, ormai
sconsacrata e in parte diroccata, e 50 metri
più in alto, sulla collina di Montesiepi, una piccola cappella di forma
circolare al cui interno si custodisce una delle "reliquie" più
affascinanti e misteriose dell'intera regione: la spada nella roccia di
San Galgano. Proprio al centro della cappella circolare, dal pavimento
in cotto sporge uno sperone di roccia, al cui interno è incastonata una
spada cruciforme, che dalle analisi risulta forgiata all'incirca nel
1170. Sempre nella cappella ci sono alcuni affreschi del '300 che la
ritraggono con esattezza di particolari. Lo spettacolo è a dir poco
suggestivo, e il richiamo immediato al ciclo bretone di Re Artù e alla
"spada nella roccia" fa pensare ad una somiglianza non casuale. Ma
andiamo per ordine.
Galgano era un giovane cavaliere, nato nel 1147 a
pochi chilometri da Siena. La leggenda narra che una notte apparve a
Galgano l'Arcangelo Michele che lo guidava, attraverso uno stretto ed
impervio sentiero, fino alla collina di Montesiepi, dove fu infine
accolto dai dodici Apostoli di fronte ad un tempio di forma rotonda.
Galgano interpretò questa visione come un segno del volere divino;
qualche tempo dopo, infatti, avrebbe fatto di quel luogo isolato la sede
della sua nuova e definitiva dimora da eremita: recatosi sulla collina
di Montesiepi, abbandonò la veste di cavaliere e infisse la sua spada in
una roccia, in modo da farne una croce. Quella spada è ancora lì, da
più di ottocento anni, come simbolo di una incorruttibile conversione.
Oltre
allo stupore e alla suggestione che essa infonde, c'è un altro aspetto
forse ancor più attraente da cogliere in quella straordinaria reliquia:
la possibilità che il mito della 'spada nella roccia', famoso per essere
legato alla saga bretone di Re Artù, sia nato in realtà proprio in
Toscana, da qui esportato in Francia e poi innestato nel ciclo
arturiano. Alcuni fattori rendono plausibile quest' ipotesi: sia
l'Abbazia cistercense che la Cappella
dedicata a Galgano sono coeve alla scoperta della presunta tomba di
Artù a Glastonbury, una scoperta che ebbe molta risonanza in tutta
Europa.
A
ciò colleghiamo il fatto che proprio i cistercensi furono i propagatori
più assidui della leggenda arturiana; resta da scoprire se quei monaci
abbiano 'imposto' alla Toscana l'eco delle mitiche azioni di Artù, e se
quindi il gesto compiuto da Galgano volesse emulare quello arturiano,
ripetuto seppur all'inverso, o se, piuttosto, non abbiano essi
trasferito in Bretagna un'immagine nata sulle sponde del Tirreno, in
piena Toscana.
Il
mistero per ora rimane, ed in fondo è meglio così; ma resta il fatto
che almeno in Europa, che io sappia, esiste una sola spada nella roccia,
ed è a circa quaranta chilometri da Siena. Al Museo Nazionale di Pisa
sono esposti alcuni dipinti di ottima qualità realizzati nel '400 dal
pittore senese Taddeo di Bartolo e che rappresentano scene tratte
proprio dalla vita di San Galgano.
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