La bella elisa restò in piedi dietro il banco,col capo voltoverso le Hellas, e Florant la contemplava,in silenzio,stupito di trovarla tanto bella.
Fino a quel momento,non l'aveva guardata bene: non sapeva guardare le donne.
Gli appariva al disopra dei salumi del banco,davanti a lei erano esposti,in vassoi di porcellana bianca, salumi di Arles e di Lione già comminciati,lingue e pezzi di pancetta cotta nell'acqua,una testa di maiale coperta di galatina ,una scatola di sardine aperta,in cui appariva un lago d'olio ;
poi a destra e a sinistra,su alcuni scafffali,pasticci di fegato di vitella e di maiale,un prosciutto di rosa pallidoe uno di York dalla carne sangunolenta,sotto uno spesso strato di grasso.
Poi c'erano altri vassoi,rotondi e ovali, di lingua ripiena.di galantina tartufata,di musetto ai pistacchi.
Vicino a lei, propio a portata di mano,c'erano il vitello lardellato,il patè di fegato,il patè di lepre,dentroalcune terrine gialle ,visto che Gavard tardava,mise i pezzi di lardo su un piccolo ripianodi marmo,in fondo al banco.
Allineò il vao dllo strutto e quello del grasso dell'arrosto,lucidò i piattidelle due bilance di argentone,tocco lo scalda vivande ,il cui fornello stava per spegneri; poi ,in silenzio ,voltè nuovamente la testa e si mise a guardare di nuovo in fondo alle hellas
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