Chiesa di Nicola Fonte Battesimale.
mercoledì 8 giugno 2016
martedì 7 giugno 2016
da wikipedia - elenco dei feudi della lunigiana
- Marchesato di Fosdinovo (1367), appartenente alla omonima linea dei Malaspina dello Spino fiorito, vicari imperiali in Italia; si estendeva su Gragnola, Castel dell'Aquila, Viano, Cortila, Pulica, Giucano, Marciaso, Ponzanello, Posterla, Tendola, Carignano, Canepari, Paghezzana, Caprognano, Gignago fino a Caniparola;
- Marchesato di Mulazzo (1266), ai Malaspina dello Spino secco, si estendeva su Montereggio, Pozzo, Montarese, Castagnetoli (dal 1746); nel 1710 fu acquistato il marchesato di Madrignano, Calice al Cornoviglio e Veppo che venne governato dal ramo cadetto, consignore di Mulazzo, e poi ceduto alla Toscana nel 1772;
- Marchesato di Olivola (1525), ai Malaspina omonimi dello Spino fiorito, si estendeva su Bibola, Pallerone (dal 1572), Bigliolo, Agnino, Quercia, Saracco e Vaccareccia;
- Marchesato di Pontebosio, agli omonimi Malaspina dello Spino secco, indipendenti dal 1631 ed estintisi nel 1794; aveva anche una quota del marchesato di Monti; fu ereditato dalla linea della Bastia;
- Marchesato della Bastia, ai Malaspina dello Spino secco, indipendenti dal 1535 ed estintisi nel 1783; si estendeva su Varano e una porzione di Monti; il feudo è ereditato dal ramo di Pontebosio;
- Marchesato di Podenzana, ai Malaspina omonimi dello Spino fiorito che nel 1710 acquistano anche il marchesato di Aulla per 30.000 fiorini dalla Camera dell'Impero; possiedono una quota di Monti, Amola e dal 1753 Campocontro ricevuto dai marchesi di Suvero;
- Marchesato di Villafranca, dei Malaspina omonimi dello Spino secco, che avevano la sovranità anche sulla Virgoletta, Garbugliaga (1521), Beverone, Villa, Rocchetta di Vara; fedeli alleati dei duchi di Modena, governavano in comune, ad anni alterni, con la linea cadetta di Castevoli il feudo di Villafranca (Castello di Malnido) fino all'estinzione della linea nel 1796;
- Marchesato di Suvero, linea autonoma (1535) appartenente ai Malaspina dello Spino secco; possedeva una porzione di Monti;
- Marchesato di Malgrate, appartenente con Oramala, Gragnana, Mocrone, Orturano, Filetto alla linea dei Malaspina dello Spino fiorito di Godiasco e Fortunago, autonoma dal 1531; gli appartenevano anche quote dei feudi di Piumesana, Pozzol Groppo e parte di Pregola, sotto la sovranità dei Savoia;
- Marchesato di Castevoli, ai Malaspina omonimi dello Spino secco, ramo cadetto di quello di Villafranca (1547), con Stadomelli e Cavanella; ereditò il marchesato di Villafranca nel 1796, essendosi estinta quella linea;
- Marchesato di Licciana Nardi, dei Malaspina dello Spino secco, distaccatisi da quelli di Villafranca nel 1535; si estendeva su Panicale, Piancastelli, Solano, Melesano, Fenile e una porzione di Monti, fino all'estinzione della famiglia nel 1794, quando il feudo è ceduto al ramo di Podenzana; dal 1704 era sotto l'accomandigia del granducato di Toscana;
- Marchesato di Tresana, ai principi Corsini, sudditi toscani che l'acquistarono nel 1659 dalla Spagna con quello di Giovagallo, Novegigola, Bola, Corneda, Riccò;
- Marchesato di Groppoli, ai marchesi Brignole-Sale dal 1603, sotto l'accomandigia toscana;
- Marchesato di Treschietto, si estendeva su Vico, Corlaga, Iera, Valle, Agnola, Finale, Lurgio, Palestro, Stazzone; appartenne dal 1698 alla Toscana, quando l'omonimo ramo dei Malaspina ne cedettero la sovranità;
- le altre terre, poste sotto la sovranità toscana, erano Pontremoli e Zeri (acquisite dal 1650), Bagnone, Castiglione del Terziere, Terrarossa, Barbarasco, Fivizzano, Albiano e Caprigliola, Caprio, Casola, Codiponte, Comano, Filattiera e dal 1772 Calice, Madrignano e Rocchetta (unite amministrativamente dal 1750 nel governatorato della Lunigiana).
lunedì 6 giugno 2016
post di Carrara Assemblea Permanente
IL TIRRENO Raccolte 250 firme per portare i banchi da piazza Matteotti
verso piazza delle Erbe e piazza Alberica (ieri semideserta)
Mercato del lunedì,
una petizione
per tornare al passato
di Cinzia Chiappini wCARRARA Ancora una petizione nei confronti dell’amministrazione comunale. Dopo quella dei “no forno” contro l’impianto di cremazione a Turigliano, quella per la “sostituzione” della dirigente ai Servizi Sociali, e quella per l'apertura un punto di primo soccorso in centro città, adesso i carraresi raccolgono le firme per dare una nuova sistemazione al mercato settimanale del lunedì. Il mercato del lunedì deve recuperare le sue origini e tornare nel centro storico della città, tra piazza Alberica e piazza delle Erbe. Lo dicono i 250 cittadini, tra cui molti commercianti, che hanno sottoscritto la petizione da consegnare all’amministrazione per “spostare” la sede dell’appuntamento del lunedì mattina a Carrara. Basta banchi in via Roma e piazza Matteotti, liberiamo gli stalli per la sosta all'ombra del Politeama e convinciamo – se è il caso anche a colpi di ordinanze - gli ambulanti a tornare alle origini, ovvero nella zona vecchia della città dove peraltro l’area pedonale agevola la presenza dei banchi: questa la tesi dei carraresi che hanno firmato la petizione nella speranza di far tornare l'appuntamento del lunedì mattina in centro città ai fasti di qualche decennio fa quando il mercato di piazza delle Erbe e quello di piazza Alberica brulicavano letteralmente di acquirenti. Adesso complice la crisi, lo spopolamento di Carrara e un abbassamento complessivo dell'offerta commerciale, non è più così come dimostrano l’alto tasso di “abbandono” da parte degli ambulanti e quella cinquantina di licenze ritirate dall’amministrazione per “assenze ingiustificate” senza alcuna obiezione da parte dei diretti interessati. Il numero dei banchi del lumedì mattina dunque è in picchiata – siamo poco sopra i 150 - e alcune zone del mercato risultano "vuote", dalla controversa via del Plebiscito (dove gli ambulanti proprio non vogliono sistemarsi) a piazza Alberica. «E’ una desolazione, ci sono tre banchi in croce…e questo dovrebbe essere il salotto buono della città» lamenta Giovanna D’Antongiovanni, pensionata residente nella stessa piazza Alberica ieri mattina decisamente semideserta e che ricorda quando, anche solo una ventina di anni fa, il mercato di Carrara attirava visitatori da tutto il territorio comunale. «Dobbiamo far rivivere il centro storico, e per farlo gli ambulanti devono tornare nella parte vecchia della città» aggiunge l’anziana richiamando il mondo della politica a mantenere gli impegni presi, in campagna elettorale e a più riprese anche durante il mandato proprio sul tema del mercato cittadino. Non è un caso che la petizione sia stata consegnata al consiglio dei Cittadini di Carrara Centro che si è impegnato a sottoporre la questione all’amministrazione. Da tempo il settore competente sta lavorando a un’ipotesi di risistemazione dei banchi, peraltro del tutto analoga a quella richiesta dai cittadini. Nell’ultima riunione con gli ambulanti, a inizio marzo, era emersa però una certa resistenza da parte degli addetti ai lavori a lasciare piazza Matteotti per piazza Alberica. «Stiamo cercando di trovare la quadratura del cerchio. Dobbiamo conciliare le esigenze della città, quelle degli ambulanti e al tempo stesso tenere conto dei cambiamenti apportati dalla normativa Bolkenstein. Ci stiamo lavorando» rassicura l’assessore al Commercio, Riccardo Coppola, fermamente intenzionato a portare a termine il suo progetto che prevede, oltre al trasloco da piazza Matteotti a piazza Alberica, il mercato ortofrutticolo in piazza delle Erbe, banchi a tema in piazza del Duomo, e perché no, la possibilità di prolungare l’orario di lavoro degli ambulanti al lunedì pomeriggio. Vedremo se le firme riusciranno ad accelerare lo spostamento del mercato cittadino del lunedì. #carrarasiribella #nonabbandonarelacittà #siamotutticittadini #pertornareliberi
verso piazza delle Erbe e piazza Alberica (ieri semideserta)
Mercato del lunedì,
una petizione
per tornare al passato
di Cinzia Chiappini wCARRARA Ancora una petizione nei confronti dell’amministrazione comunale. Dopo quella dei “no forno” contro l’impianto di cremazione a Turigliano, quella per la “sostituzione” della dirigente ai Servizi Sociali, e quella per l'apertura un punto di primo soccorso in centro città, adesso i carraresi raccolgono le firme per dare una nuova sistemazione al mercato settimanale del lunedì. Il mercato del lunedì deve recuperare le sue origini e tornare nel centro storico della città, tra piazza Alberica e piazza delle Erbe. Lo dicono i 250 cittadini, tra cui molti commercianti, che hanno sottoscritto la petizione da consegnare all’amministrazione per “spostare” la sede dell’appuntamento del lunedì mattina a Carrara. Basta banchi in via Roma e piazza Matteotti, liberiamo gli stalli per la sosta all'ombra del Politeama e convinciamo – se è il caso anche a colpi di ordinanze - gli ambulanti a tornare alle origini, ovvero nella zona vecchia della città dove peraltro l’area pedonale agevola la presenza dei banchi: questa la tesi dei carraresi che hanno firmato la petizione nella speranza di far tornare l'appuntamento del lunedì mattina in centro città ai fasti di qualche decennio fa quando il mercato di piazza delle Erbe e quello di piazza Alberica brulicavano letteralmente di acquirenti. Adesso complice la crisi, lo spopolamento di Carrara e un abbassamento complessivo dell'offerta commerciale, non è più così come dimostrano l’alto tasso di “abbandono” da parte degli ambulanti e quella cinquantina di licenze ritirate dall’amministrazione per “assenze ingiustificate” senza alcuna obiezione da parte dei diretti interessati. Il numero dei banchi del lumedì mattina dunque è in picchiata – siamo poco sopra i 150 - e alcune zone del mercato risultano "vuote", dalla controversa via del Plebiscito (dove gli ambulanti proprio non vogliono sistemarsi) a piazza Alberica. «E’ una desolazione, ci sono tre banchi in croce…e questo dovrebbe essere il salotto buono della città» lamenta Giovanna D’Antongiovanni, pensionata residente nella stessa piazza Alberica ieri mattina decisamente semideserta e che ricorda quando, anche solo una ventina di anni fa, il mercato di Carrara attirava visitatori da tutto il territorio comunale. «Dobbiamo far rivivere il centro storico, e per farlo gli ambulanti devono tornare nella parte vecchia della città» aggiunge l’anziana richiamando il mondo della politica a mantenere gli impegni presi, in campagna elettorale e a più riprese anche durante il mandato proprio sul tema del mercato cittadino. Non è un caso che la petizione sia stata consegnata al consiglio dei Cittadini di Carrara Centro che si è impegnato a sottoporre la questione all’amministrazione. Da tempo il settore competente sta lavorando a un’ipotesi di risistemazione dei banchi, peraltro del tutto analoga a quella richiesta dai cittadini. Nell’ultima riunione con gli ambulanti, a inizio marzo, era emersa però una certa resistenza da parte degli addetti ai lavori a lasciare piazza Matteotti per piazza Alberica. «Stiamo cercando di trovare la quadratura del cerchio. Dobbiamo conciliare le esigenze della città, quelle degli ambulanti e al tempo stesso tenere conto dei cambiamenti apportati dalla normativa Bolkenstein. Ci stiamo lavorando» rassicura l’assessore al Commercio, Riccardo Coppola, fermamente intenzionato a portare a termine il suo progetto che prevede, oltre al trasloco da piazza Matteotti a piazza Alberica, il mercato ortofrutticolo in piazza delle Erbe, banchi a tema in piazza del Duomo, e perché no, la possibilità di prolungare l’orario di lavoro degli ambulanti al lunedì pomeriggio. Vedremo se le firme riusciranno ad accelerare lo spostamento del mercato cittadino del lunedì. #carrarasiribella #nonabbandonarelacittà #siamotutticittadini #pertornareliberi
domenica 5 giugno 2016
venerdì 3 giugno 2016
dubbi -di giulio rossi valdisole
Non capisco e continuo a non capire. La Boldrini e tanti altri,
compreso il cardinale di Milano Scola, dicono che oltre ad aprire le
porte a tutti, bisogna creare per l'Africa e il M.O. un piano Marshal di
investimenti e questo onere compete all'Europa. Oggi, Il Fatto
Quotidiano pubblica un articolo in cui specificatamente e con nomi
precisi, si spiega che i più grossi investimenti al mondo in quest'epoca
vengono fatti dai fondi sovrani arabi, ossia dai soldi che i grandi
principi dell'Arabia Saudita e zone limitrofe con i proventi del
petrolio acquistano immobili, opere d'arte e altre preziosità in
Europa. Si tratta di diverse migliaia di miliardi di $ . Ecco, ma non
dovrebbero essere gli islamici che per i loro confratelli locali
investono dando lavoro e stabilità ? Loro si godono i soldi e noi
dovremmo tassarci per aiutare l'Africa e il M.O. Loro fuggono dalle
guerre e noi dovremmo a sostenerle con i nostri soldati ... ecco...
proprio non capisco... forse perchè non sono un buonista.
giovedì 2 giugno 2016
apporto alla discussione sulle alpi apuane e il marmo su segnalazione di MARIO VENTURELLI
INFORMAZIONE LIBERA
·
Un manifesto per le Alpi apuane
di FAUSTO FERRUZZA 30 Maggio 2016
In una Toscana minacciata da «una classe dirigente troppo sensibile alle sirene della finanza e sempre meno concentrata sui bisogni reali della comunità»le associazioni ambientaliste e i comitati locali convergono nella difesa della Alpi Apuane e sottoscrivono un significativo documento (in calce)
Una strana e, per certi versi, suggestiva congiunzione astrale ha voluto che lo scorso sabato 14 maggio si svolgessero (quasi in contemporanea) due fondamentali iniziative nazionali a tutela dei territori toscani. La prima, riuscita, colorata e popolare, nelle forme classiche del corteo, convocata dalle vivaci “mamme no inceneritore” contro tutte le nocività che minacciano la Piana (il nuovo aeroporto, il nuovo impianto di Case Passerini, il nodo TAV di Firenze). La seconda, più convegnistica, ma non meno riuscita, indetta dal Coordinamento Apuano, a Pietrasanta a tutela delle Alpi Apuane.
Le associazioni ambientaliste e i comitati locali, ovviamente, hanno partecipato con entusiasmo ad entrambe le manifestazioni. In un momento storico in cui i corpi intermedi paiono dichiaratamente sotto attacco, una straordinaria prova di forza e una vera festa della partecipazione e della cittadinanza attiva! In ogni caso, da qualsiasi punto di vista si guardi a quella giornata, un memento fragoroso per una classe dirigente ormai troppo sensibile alle sirene della finanza e, ahinoi, sempre meno concentrata sui bisogni reali della comunità che pretenderebbe “rappresentare”.
Nel caso della Piana, un enorme surplus di carico. Una soglia di sostenibilità già ampiamente superata nello status quo, che s’intenderebbe “stiracchiare” all’infinito purché le grandi opere (aeroporto, nodo TAV, inceneritore d’area vasta) siano varate. Costi quel che costi, ci verrebbe da dire, con profonda amarezza. Nel caso delle Apuane, in modo del tutto speculare e non meno eclatante, un enorme caso a togliere. Un prelievo del carbonato di calcio che, col tempo e con l’affinarsi delle tecniche estrattive, è diventato una minaccia per la sopravvivenza stessa della “nostra montagna”.
Per questo, parlare oggi di Apuane, dei sintomi evidenti della loro incipiente distruzione è, a nostro avviso, tutt’uno col parlare del nostro martoriato Belpaese. Dotato di bellezze naturali e culturali uniche al mondo, eppure spesso incauto o maldestro nel porre in essere misure di tutela ad esse adeguate. Per questo, è nato il Coordinamento Apuano, grande contenitore politico che raccoglie tutte le maggiori associazioni ambientaliste italiane (Legambiente, Italia Nostra, WWF, FAI, CAI), la Rete dei Comitati a difesa del Territorio, la Società dei Territorialisti e i vivacissimi nodi social di Salviamo le Apuane e Salviamo le Alpi Apuane.
Sulla base della grande vertenza, che ha portato finalmente alla copianificazione Stato/Regione e alla definitiva approvazione del Piano Paesaggistico Regionale della Toscana (avvenuta il 27 marzo 2015), abbiamo infatti preso atto che “uniti si vince”. E che uniti avremmo potuto incassare altri importanti risultati, in termini di attuazione e messa in opera del Piano, sui territori. Perché di tutta evidenza ci paiono, in questa fase, due cose. La prima è che dal Piano Paesaggistico incontrovertibilmente si parte. La seconda è che il Manifesto per le Alpi Apuane (che qui alleghiamo come prodotto di questa imponente elaborazione collettiva) può rappresentare per tutti un’ottima bussola per una serena e condivisa navigazione.
Qui per scaricare il Manifesto per le Alpi apuane: https://drive.google.com/…/0By3pel23h55TUk9IV3FNUld4R…/view…
http://www.eddyburg.it/2016/05/le-apuane-in-movimento.html
di FAUSTO FERRUZZA 30 Maggio 2016
In una Toscana minacciata da «una classe dirigente troppo sensibile alle sirene della finanza e sempre meno concentrata sui bisogni reali della comunità»le associazioni ambientaliste e i comitati locali convergono nella difesa della Alpi Apuane e sottoscrivono un significativo documento (in calce)
Una strana e, per certi versi, suggestiva congiunzione astrale ha voluto che lo scorso sabato 14 maggio si svolgessero (quasi in contemporanea) due fondamentali iniziative nazionali a tutela dei territori toscani. La prima, riuscita, colorata e popolare, nelle forme classiche del corteo, convocata dalle vivaci “mamme no inceneritore” contro tutte le nocività che minacciano la Piana (il nuovo aeroporto, il nuovo impianto di Case Passerini, il nodo TAV di Firenze). La seconda, più convegnistica, ma non meno riuscita, indetta dal Coordinamento Apuano, a Pietrasanta a tutela delle Alpi Apuane.
Le associazioni ambientaliste e i comitati locali, ovviamente, hanno partecipato con entusiasmo ad entrambe le manifestazioni. In un momento storico in cui i corpi intermedi paiono dichiaratamente sotto attacco, una straordinaria prova di forza e una vera festa della partecipazione e della cittadinanza attiva! In ogni caso, da qualsiasi punto di vista si guardi a quella giornata, un memento fragoroso per una classe dirigente ormai troppo sensibile alle sirene della finanza e, ahinoi, sempre meno concentrata sui bisogni reali della comunità che pretenderebbe “rappresentare”.
Nel caso della Piana, un enorme surplus di carico. Una soglia di sostenibilità già ampiamente superata nello status quo, che s’intenderebbe “stiracchiare” all’infinito purché le grandi opere (aeroporto, nodo TAV, inceneritore d’area vasta) siano varate. Costi quel che costi, ci verrebbe da dire, con profonda amarezza. Nel caso delle Apuane, in modo del tutto speculare e non meno eclatante, un enorme caso a togliere. Un prelievo del carbonato di calcio che, col tempo e con l’affinarsi delle tecniche estrattive, è diventato una minaccia per la sopravvivenza stessa della “nostra montagna”.
Per questo, parlare oggi di Apuane, dei sintomi evidenti della loro incipiente distruzione è, a nostro avviso, tutt’uno col parlare del nostro martoriato Belpaese. Dotato di bellezze naturali e culturali uniche al mondo, eppure spesso incauto o maldestro nel porre in essere misure di tutela ad esse adeguate. Per questo, è nato il Coordinamento Apuano, grande contenitore politico che raccoglie tutte le maggiori associazioni ambientaliste italiane (Legambiente, Italia Nostra, WWF, FAI, CAI), la Rete dei Comitati a difesa del Territorio, la Società dei Territorialisti e i vivacissimi nodi social di Salviamo le Apuane e Salviamo le Alpi Apuane.
Sulla base della grande vertenza, che ha portato finalmente alla copianificazione Stato/Regione e alla definitiva approvazione del Piano Paesaggistico Regionale della Toscana (avvenuta il 27 marzo 2015), abbiamo infatti preso atto che “uniti si vince”. E che uniti avremmo potuto incassare altri importanti risultati, in termini di attuazione e messa in opera del Piano, sui territori. Perché di tutta evidenza ci paiono, in questa fase, due cose. La prima è che dal Piano Paesaggistico incontrovertibilmente si parte. La seconda è che il Manifesto per le Alpi Apuane (che qui alleghiamo come prodotto di questa imponente elaborazione collettiva) può rappresentare per tutti un’ottima bussola per una serena e condivisa navigazione.
Qui per scaricare il Manifesto per le Alpi apuane: https://drive.google.com/…/0By3pel23h55TUk9IV3FNUld4R…/view…
http://www.eddyburg.it/2016/05/le-apuane-in-movimento.html
mercoledì 1 giugno 2016
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