Elisabetta Betta Rocca·
Le
nostre montagne aspre, a picco sul mare, dal duro cuore di marmo,
sfruttate, scavate, penetrate, violate da tempo immemorabile, molto
spesso si ribellano e inviano segnali nel tentativo di fermare lo
scempio. "Erano caduti dei sassolini dall'alto ieri " racconta un
cavatore " questo è un brutto segno, vuol dire che la montagna sta per
franare". Ed è così che duemila tonnellate di marmo si abbattono su due
operai e travolgono tutto. La mia tata, quella che ha cresciuto me e
mia sorella, ci raccontava che ai primi del "900 lei perse il padre e
un fratello, rimasti entrambi schiacciati sotto massi di marmo. Lo
raccontava con rassegnazione, come fosse la quotidianità, il destino
infame del cavatore. Da allora poco è cambiato, le ultime vittime sono
quelle di ieri e precedentemente erano morti allo stesso modo altri due
cavatori, uno lo scorso agosto, l'altro a novembre. Noi carraresi
dovremmo esserci abituati, dunque. E invece no, a certe inique tragedie
non ci si abitua mai.
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