mercoledì 18 febbraio 2015

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La Fornarina (1520) olio su tavola cm. 87x63 | Raffaello Sanzio





Citata per la prima volta dal Corasduz che la vede nella collezione Sforza di Santafiora, come "una donna nuda ritratta dal vivo, mezza figura di Raffaele"; poi notato dal Chigi nella collezione Boncompagni, dai quali fu acquistato dai Barberini, è citato negli inventari Barberini dal 1642.
Il dipinto è il ritratto della donna amata da Raffaello, raffigurata anche nella Velata di Palazzo Pitti, descritta dal Vasari e identificata in numerosi dipinti raffaelleschi. Il personaggio è al centro del mito romantico che nell'Ottocento ha dato origine alla ricostruzione pseudo-storica della figura della musa-amante del pittore e che portò all'identificazione, per altro non storicamente provata, dell'amata di Raffaello con Margherita Luti, figlia di Francesco Senese, entrata subito dopo la morte di Raffaello nel convento di Sant'Apollonia. Il dipinto, databile intorno al 1520, anno della morte di Raffaello, rimase probabilmente nello studio del pittore e fu rimaneggiato e venduto dall'allievo ed erede Giulio Romano.
La presenza della mano di Giulio Romano è alternativamente sottolineata o minimizzata dalla critica, analisi radiografiche hanno comunque individuato due sucessive stesure del dipinto che aveva come sfondo un paesaggi leonardesco anziché il cespuglio di mirto, sacro a Venere.

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