mercoledì 17 settembre 2014

parlando di atrocità...

.... dell islamic state in mediooriente, si ricorda il passato europeo con questa piccola lezione di storia
Gli strumenti di tortura sono sempre esistiti o per punire o come mezzo coercitivo per ricavare informazioni da eventuali prigionieri. Qui ora parleremo di alcuni supplizi e le torture applicati dalla "Santa" Inquisizione nel corso dei secoli.
---------------pera vaginale-anale ed orale
L'Inquisizione nacque nel XII secolo come Istituzione della Chiesa Cattolica, la quale creò un tribunale ecclesiastico adibito ai processi contro catari e valdesi. Con il passare del tempo, il suo compito si specificò sempre di più nel ricercare e giudicare tutti gli eretici. Il criterio con cui si attribuiva a una persona il reato di eresia era alquanto discutibile e molto spesso i capi d'accusa erano del tutto privi di fondamento, tuttavia gli accusati arrivavano ad attribuirsi i più fantasiosi reati pur di porre fine alle atroci torture cui erano sottoposti. Tra le molteplici forme di tortura ricorderemo qui la cosiddetta pera, era un terribile strumento che veniva impiegato il più delle volte per via orale, rettale e vaginale .

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La pera orale era uno strumento di tortura impiegato secondo qualcuno durante il periodo dell'inquisizione medievale. In realtà non esiste nessun documento del tempo che ne attesti l'uso. La prima menzione si ha nell'opera di F. de Calvi's L'Inventaire général de l'histoire des larrons scritta nel 1639. Appare anche in altre fonti del XIX secolo sempre associata al mondo dei briganti. Era una delle tre varianti dello stesso strumento.Il suo nome deriva dalla forma, simile al frutto della pera, era costituito da due segmenti espandibili, apribili come spicchi girando una leva posta sul "picciuolo". I segmenti potevano avere al loro apice una punta acuminata per meglio dilaniare il fondo della cavità. Poteva essere in bronzo, ferro, oppure legno duro.
Veniva introdotta a forza nella bocca, e lentamente espansa fino alla disarticolazione della mandibola. Di solito a questa tortura venivano sottoposti i colpevoli di eresia.

La pera rettale era previsto per i presunti omosessuali passivi. o strumento è costituito da tre segmenti in bronzo, i quali, in posizione chiusa, danno allo strumento l'aspetto di una pera. Girando una chiave posta sul "picciuolo", tramite una vite interna, i tre spicchi si espandono in modo uniforme, distanziandosi uno dall'altro. La versione destinata agli omosessuali, dovendo entrare nell'orifizio anale, risulta di dimensioni minori di quella vaginale. Le modalità d'uso erano a discrezione del carnefice, allo scopo comunque di lacerare in modo progressivo, ano e intestino retto.

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La pera vaginale veniva utilizzata sulle donne accusate di stregoneria, in particolare nei casi in cui fosse stabilito che la donna avesse avuto rapporti sessuali col demonio; lo scopo della pratica era di purificare la parte del corpo rea del peccato.In posizione chiusa lo strumento assomigliava al frutto della pera, da questo il suo nome. Solitamente realizzato in bronzo, consisteva in tre o più segmenti a forma di spicchi, allargabili per mezzo di una vite collegata ad una chiave girevole; ciascun segmento terminava con una punta acuminata.

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La donna veniva spogliata e, dopo essere stata adagiata nuda sul banco di tortura, immobilizzata con le gambe divaricate, così da esporre la vulva alle manipolazioni degli aguzzini. Dopo averle dischiuso le piccole labbra, la pera veniva inserita chiusa nel canale vaginale e poi, una volta raggiunta la cervice dell'utero, lentamente espansa, provocando indicibili dolori nella vittima. Il grado di dilaniamento interno che subiva la donna e, di conseguenza, il tempo per il quale la tortura si sarebbe protratta, dipendeva dagli aguzzini. Lo strumento poteva anche essere ruotato o estratto brutalmente. In ogni caso, considerata la fattura di questo attrezzo e le lesioni da esso provocate, con conseguenti emorragie e infezioni postume, difficilmente la vittima poteva sopravvivere.

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