lunedì 14 ottobre 2013

da focus.it-pianeti extra solari

Pianeti extrasolari

Resti di un pianeta abitabile attorno a una nana bianca

Il pianeta, o i pianeti, che con tutta evidenza orbitavano attorno ad una nana bianca, una stella giunta al termine del suo ciclo evolutivo denominata con la sigla GD 61 e distante da noi circa 150 anni luce, avevano probabilmente le caratteristiche che cerchiamo in un pianeta perché questo possa ospitare la vita: superficie rocciosa e abbondante presenza di acqua. Ma di quel pianeta restano solo frammenti sotto forma di asteroidi. A individuarli è stato un gruppo di ricercatori coordinato da Jay Farihi dell’Università di Cambridge.
Rappresentazione artistica di un corpo planetario roccioso e ricco d'acqua frantumato dalla forte gravità della nana bianca GD 61. (NASA/JPL-Caltech)
La scoperta di un disco di materiale roccioso attorno a GD 61, che in un lontano passato doveva essere una stella di massa pari a circa tre volte quella del Sole, è stata fatta grazie ai dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble. I frammenti, che compongono il disco, analizzati spettroscopicamente, sono risultati essere composti da magnesio, silicio e ferro, che assieme all’ossigeno sono i principali componenti dei pianeti rocciosi. Misurando la concentrazione relativa di questi elementi rispetto all’ossigeno, è risultato che l’abbondanza di quest’ultimo è ben superiore a quella che dovrebbe essere presente nella sola roccia. Il surplus di ossigeno deve venire quindi da importanti quantità d’acqua di cui era fatto il pianeta (o i pianeti) che, a seguito della morte della stella, è stato disgregato, dando origine al disco di detriti. Questo corpo planetario roccioso doveva essere composto per il circa 26% di acqua, più o meno la percentuale che si trova su Cerere, l’ex asteroide ora pianeta nano, e molto maggiore di quella che si trova sulla Terra. E’ la prima volta in assoluto che i due elementi chiave perché un pianeta possa essere abitabile vengono trovati assieme al di fuori del Sistema Solare.
“Tutto questo supporta l’idea che attorno alla stella in passato orbitasse una schiera di pianeti terrestri, e probabilmente pianeti gassosi giganti. Un sistema complesso simile al nostro” spiega Fahriri. I pianeti giganti, peraltro, sono probabilmente ancora al loro posto, anche se non li vediamo: solo la loro presenza può spiegare, da un punto di vista dinamico, come i corpi planetari rocciosi di minor massa siano stati spinti verso la stella fino ad essere frantumati dal suo intenso campo gravitazionale, rendendo così possibile l’analisi della loro composizione tramite osservazioni spettroscopiche.
Da un altro punto di vista, questo studio è uno sguardo al futuro del nostro sistema planetario. Anche il Sole finirà la sua vita in modo simile a GD 61 tra circa cinque miliardi di anni. In un lontanissimo futuro, quindi, astronomi di altri pianeti potrebbero osservare un disco di detriti attorno a una stella morta e dedurre che un tempo attorno a questa doveva orbitare un pianeta abitabile. La Terra.

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