lunedì 20 maggio 2013

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Bestia del Gévaudan

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Raffigurazione della bestia dello Gévaudan
La Bestia del Gévaudan (in francese: La Bête du Gévaudan) fu una creatura che terrorizzò la zona del Gévaudan (oggi Lozère), nell'area centro meridionale della Francia tra il 1764 e il 1767, uccidendo e ferendo a centinaia fra persone e animali.
Mentre gli attacchi sono stati provati e documentati, non è mai stata definitivamente chiarita la vera natura della bestia, anche se le ipotesi più accreditate parlano di un grosso lupo.

Storia

Altra ipotetica raffigurazione della bestia
La vicenda ebbe inizio nell'aprile del 1764, quando una ragazza fu attaccata da un grosso lupo, ma le mucche che stava pascolando allontanarono la bestia. La giovane donna descrisse la bestia come un enorme lupo, dalla peluria folta e nera e con due grandi canini laterali.
Il 30 giugno del 1764 la "bestia" fece la sua prima vittima: una ragazza quattordicenne. Nei mesi successivi furono decine le vittime, per lo più donne e bambini.
Col moltiplicarsi degli attacchi e dei morti, il governo francese inviò in questa regione uno squadrone di 56 dragoni, comandati dal capitano Jean Boulanger Duhamel, che per le ricerche poté contare anche sugli oltre 400 miliziani dei Volontari di Clermont, di stanza nei pressi. Duhamel avvistò la cosiddetta "bestia" più volte, senza mai riuscire a ucciderla. Secondo il parere di Duhamel la belva era un ibrido mostruoso, con le fattezze di un lupo ma la stazza di un vitello.
Raffigurazione dell'attacco della belva
Nel 1765 il Re di Francia Luigi XV inviò un famoso cacciatore di lupi, il nobile normanno d'Enneval. Egli condusse numerose battute di caccia, e dopo l'ennesima dichiarò di aver ucciso la creatura. Come lui anche molti altri asserirono più volte di aver ucciso o ferito mortalmente la bestia, che però puntualmente tornava a mietere vittime, fu anche per questo che fra gli abitanti della regione iniziò a farsi largo l'idea che la bestia avesse poteri magici, tanto da far nascere la superstizione che essa fosse immortale. Gli attacchi continuarono e allora Luigi XV sostituì d'Enneval con Francois Antoine, Gran portatore di Archibugio del Re e massimo rappresentante della Grand louvetier, associazione francese nata nel XIV secolo per l'eliminazione delle bestie feroci. Antoine era accompagnato da suo figlio Francois Antoine de Beauterne e da circa una dozzina di guardiacaccia scelti fra i migliori del regno. Anch'egli cacciò e uccise un grosso lupo dal pelo nero, ma le morti per mano della misteriosa creatura non si placarono.
Nel giugno 1767 un certo Jean Chastel uccise probabilmente la vera bestia, in quanto dopo non ci furono più attacchi né vittime. Con ogni probabilità si trattava, come per alcune delle altre bestie uccise prima di allora, di un lupo divenuto antropofago. Chastel portò il corpo dell'animale al re sperando in una lauta ricompensa, ma non l'ottenne, poiché Luigi XV credeva la bestia morta già nel 1765, per mano di Antoine. Il cadavere dell'animale ucciso da Chastel, malamente imbalsamato, per ordine del re fu immediatamente distrutto.
Il totale delle vittime accertato fu di 136, su almeno 270 attacchi totali, 14 delle quali decapitate, forse a causa della trazione esercitata sul collo dalla bestia per trascinare i cadaveri delle vittime. Ma con ogni probabilità le vittime furono molte di più, forse 150-200, in quanto ad un certo punto si smise di conteggiarle per ordine dello stesso Luigi XV. Tale ordine fu esteso anche ai curati per quanto riguardava gli atti di morte.

Ipotesi

La Bella e la Bestia in una locandina d'epoca
Ancora oggi, circolano molte leggende e ipotesi sulla vera identità della Bestia del Gévaudan. Per molti si trattò di un lupo di sproporzionate dimensioni, per altri ancora, si sarebbe potuto addirittura trattare di un serial killer camuffato da animale. Ma i numerosi resoconti ufficiali dell'epoca non citano neppure una volta il ritrovamento di impronte umane, sulla neve o nel fango, vicino ai cadaveri delle vittime. Le impronte erano sempre di canide; all'epoca, si diffuse la leggenda che si trattasse di un lupo mannaro. Un'altra ipotesi, per molto tempo accreditata, fu quella che si trattasse di una tigre del Caspio, detta anche tigre del Caucaso, fuggita da qualche circo. Questa teoria venne però sfatata dai rilievi effettuati sui morsi dell'animale, che lasciavano supporre si trattasse di un canide. inoltre, se le dimensioni della bestia erano eccezionali per un lupo, erano assai deficitarie per una tigre, visto che la bestia più grande tra quelle uccise sfiorava gli 80 kg mentre una tigre pesa in media attorno ai 200 kg.
Altra probabile ipotesi è quella che non fosse un'unica bestia ad uccidere. Secondo alcuni recenti studi, almeno l'ultima delle cosiddette bestie, uccisa nel 1767 da Chastel e probabilmente responsabile della maggioranza degli attacchi avvenuti in quei quattro anni, sarebbe stata un enorme lupo (oltre 70 kg di peso, 90 cm di altezza al garrese e quasi 150 cm di lunghezza) affetto da acromegalia. Tale malattia, esistente anche tra gli esseri umani, causa una crescita smisurata delle ossa, come dimostrano gli sproporzionati piedi (16,2 cm di lunghezza per 12,2 di larghezza, grandi quasi quanto quelli di una tigre) e l’abnorme testa, i cui muscoli temporali e masseteri superavano in totale i tre chili di peso. Le fauci pertanto esprimevano probabilmente una pressione di oltre 700 kg, pari a quella di una iena maculata.

Nei media

La vicenda della misteriosa bestia ha ispirato i film La Bestia (1975) di Walerian Borowczyk, Il patto dei lupi (2001) di Christophe Gans e il fumetto numero 312 sella serie Martin Mystère intitolato "Il ritorno della bestia", nel quale si ipotizza che i discendenti di alcuni esemplari della bestia sopravvivano ancora oggi in Canada[1].

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