domenica 27 maggio 2012

da Il messaggero.it

Inviava le foto della fidanzata minorenne per pagarsi la droga

Due pusher sotto inchiesta per pedopornografia: sui loro
cellulari sotto controllo arrivavano gli mms con le immagini




TREVISO - Grazie all’inchiesta per sgominare un giro di droga tra i giovani è emersa una realtà sconcertante. Per ottenerequalche dose gratis dai pusher, un consumatore, via mms, gli inviava le foto senza veli della fidanzatina minorenne.

Il risultato? I due pusher sono stati messi sotto inchiesta dalla Procura distrettuale antimafia e sono stati chiamati a rispondere di pedopornografia e, nel dettaglio, di sfruttamento sessuale di minorenne. Una vicenda tanto più scioccante, se si tengono presenti gli obiettivi di questa attività di scambio, finalizzata unicamente a ottenere sostanze stupefacenti a buon mercato o perfino gratis attraverso la divulgazione di foto che il diretto interessato avrebbe dovuto conservare gelosamente per sé.

L’indagine prese avvio a metà 2010 quando i carabinieri individuarono un giro di droga che si articolava tra il centro e la periferia di Treviso. Dopo i primi pedinamenti il pm Francesca Torri chiese di mettere sotto controllo i telefoni di due dei presunti pusher. L’inchiesta andò poi avanti e portò all’iscrizione sul registro degli indagati di una ventina di giovani, tra i quali tre minorenni, e alla segnalazione alla Prefettura di una trentina di consumatori, tra i quali 9 minorenni.

È stato però al momento del controllo dei cellulari, sequestrati ai pusher, che è venuto a galla il retroscena sconvolgente. I carabinieri trovarono le foto di una ragazzina che, dopo i primi controlli, risultò minorenne. A quel punto i cellulari e il controllo del traffico telefonico vennero affidati alla polizia postale. In breve emerse in maniera solare che due 20enni, residenti alla periferia di Paese, avevano ottenuto le immagini senza veli della minorenne dal fidanzato, un giovane consumatore abituale di stupefacenti.

Gli elementi di prova sono stati poi depositati sul tavolo del pm veneziano Giovanni Zorzi che ha chiuso le indagini e formalizzato l’accusa di pedopornografia ai due pusher perché - secondo quanto emerso dall’indagini - avrebbero ricevuto e detenuto consapevolmente sul proprio cellulare foto e video contenenti materiale pedopornofrafico, prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di una minorenne.

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