martedì 8 maggio 2012

bibliografie

Una storica scoperta

 

Howard Carter nasce a Swaffham, nella contea di Norfolk, in Inghilterra, il giorno 9 maggio 1874. Se il suo nome non è forse universalmente e largamente noto a livello mondiale, lo è sicuramente quello del faraone egizio Tutankhamon, di cui Carter ha il merito di aver scoperto la tomba: si tratta di fatto della più grande scoperta archeologica del XX secolo.

Howard Carter nasce in una famiglia non molto ricca in cui il papà Samuel John Carter, si guadagna da vivere dipingendo ritratti di famiglia per la rivista "Illustrated London News". Grazie al talento artistico trasmessogli Howard impara a disegnare e dipingere ad acquerello senza però sviluppare una vera e propria arte in questo campo.

Attraverso le conoscenze del padre artista, incontra e approfondisce la conoscenza del barone William Amhurst Tyssen-Amherst, il quale abitava in un paese vicino, e che era noto in Inghilterra come uno dei più grandi collezionisti di antichità egizie. Grazie a questa amicizia anche Howard Carter inizia ad appassionarsi alle storie dell'antico Egitto e della sua gloriosa civiltà.

Il barone ha così modo di presentare il giovane Carter all'egittologo Percy E. Newberry, professore di Egittologia presso l'Università di Liverpool, che prende subito in simpatia il ragazzo. In occasione di una prossima spedizione in Egitto finanziata dal British Museum, Newberry consiglia Howard come disegnatore: il suo compito è di riprodurre ad acquerello le pitture tombali insieme ad altri reperti archeologici.

Howard Carter arriva così al Cairo dove incontra l'archeologo ed egittologo Sir William Matthew Flinders Petrie, che lo prende nella sua squadra. La spedizione di Flinders Petrie dura a lungo, sei anni: durante questo periodo Carter ha modo di studiare, imparare ed assimilare in modo preciso le tecniche con cui vengono effettuati gli scavi archeologici. Tra i siti che visita e in cui opera vi sono quelli di Beni Hassan (sito del Medio Regno), di Hatnub, di Tell el-Amarna e del Tempio di Hatshepsut a Tebe.

Nel 1899 Howard Carter ha solo 25 anni ma viene già nominato ispettore capo del sud dell'Egitto e diventa responsabile degli importanti siti di Karnak, Luxor, Tebe e della Valle dei Re, tutti luoghi che oggi costituiscono alcune delle mete più ambite dei turisti. Questi sono gli anni di massima attività di Carter, il quale scava le tombe di Seti I e Nefertari, il tempio di Abu Simbel, il sito di Assuan, oltre a tanti altri.

Il periodo d'oro termina nel 1905 quando in un suo scavo un gruppo di visitatori francesi accende una rissa con delle guardie egiziane. A livello diplomatico ne consegue che il governo francese pretende delle scuse formali: Carter, nelle vesti di responsabile, rifiuta: il governo britannico lo assolve dal suo incarico stroncando di fatto la sua promettente carriera. Carter decide di restare in Egitto: per sostenersi finanziariamente vende i suoi acquerelli.

Accade poi un fatto fortunato: Lord George Herbert, quinto conte di Carnarvon, appassionato di antichità egizie che da poco ha iniziato ad approfondire questi temi, arriva a Luxor nell'anno 1908; ottiene una concessione di scavo ma sa che è necessario avere sul campo una persona con esperienza per dirigiere e risolvere le difficoltà della ricerca. Si rivolge allora a Gaston Maspero, il direttore generale delle antichità egizie - il quale in passato aveva nominato Howard Carter ispettore capo del sud dell'Egitto - che in tutta risposta gli consiglia di ingaggiare il disoccupato Carter.

L'intesa fra Herbert e Carter è subito grande tanto che l'esperienza insieme durerà per sette anni: in questo lungo periodo Carter dirige numerosi scavi in siti egiziani che vanno ad arricchire sempre più la collezione privata del Lord inglese.

L'ambizioso e grande sogno dell'archeologo ed egittologo è quello di scavare nella Valle dei Re, alla ricerca delle tombe dei due faraoni della XVIII Dinastia non ancora scoperte: Amenothep IV/Akhenaton, il faraone eretico, ed il suo successore Tutankhamon. La concessione di scavo nella Valle dei Re si trova in mano all'avvocato statunitense Theodore Davis; grazie alle proprie abilità diplomatiche, Lord Carnarvon riesce ad ottenere un'altra concessione permettendo così al progetto di Carter di partire.

L'idea dell'inglese era quella di scavare in modo sistematico l'intera Valle, accuratamente divisa in settori, ognuno dei quali sarebbe poi stato da esplorato in successione; l'operazione inizia nell'autunno del 1917. I mancati successi e le ingenti spese sostenute durante cinque lunghi anni, mettono a dura prova l'entusiasmo - e forse anche la pazienza - di Lord Carnarvon; questi nell'estate del 1922 decide di concludere l'operazione.

Howard Carter tuttavia crede ancora fortemente nel suo progetto tanto che riesce a convincere Carnarvon a finanziare ancora una stagione di scavi, il tempo necessario per esplorare l'ultimo settore rimasto. Il 3 novembre riprendono così gli scavi, di fronte alla tomba di Ramesse VI.

Al secondo giorno di scavo già riaffiora un gradino che presto si trasforma in una scala, la quale giunge ad una porta con conserva ancora intatti i sigilli della necropoli, segno che questa, durante le migliaia di anni trascorsi, non era mai stata violata sin dai tempi dalla sua chiusura. La gioia di Carter a questo punto è incontenibile.

Lord Carnarvon viene immediatamente richiamato dall'Inghilterra in Egitto, così che possa presenziare all'apertura della porta. Arriva ad Alessandria d'Egitto e sei giorni più tardi, il 26 novembre Howard Carter e Lord Carnarvon si trovano entrambe di fronte alla porta rimasta inviolata sin dal XIV secolo a.C.

Viene realizzato un foro per ispezionare l'interno: gli archeologi possono così apprezzare come il corredo funerario sia rimasto intatto. Il giorno seguente viene finalmente aperta la porta: si rivela così tutta la grandiosità del corredo ancora intatto compresi il sarcofago ed i vasi canopi.

Subito inizia il lavoro di catalogazione di tutti i reperti, prima che questi vengano inviati al museo del Cairo dove, secondo gli accordi presi in fase di concessione, sarebbero stati esposti al pubblico.

L'operazione richiede molti anni durante i quali i giornalisti di tutto il mondo giungono a testimoniare quella che è considerata a tutti gli effetti la più grande scoperta archeologica del XX secolo, non tanto per la ricchezza dei reperti quanto per la scoperta di una tomba faraonica ancora inviolata.

Il 16 febbraio del 1924, alla presenza di Howard Carter (ma non di Lord Carnarvon, purtroppo morto l'anno precedente), viene aperto il sarcofago che rivela all'interno la mummia intatta del faraone bambino contenuta in un sarcofago d'oro massiccio del peso di circa 110 chilogrammi; il volto è a sua volta ricoperto da una maschera d'oro massiccio riproducente le sembianze del defunto.

Carter si impiega negli anni seguenti a catalogare gli oltre 2.000 reperti rinvenuti: ancora oggi si possono visitare presso il Museo Egizio del Cairo, dove è stato mantenuto il criterio di inventario assegnato dall'inglese.

In seguito a questa immensa e storica scoperta archeologica, Howard Carter si ritira dall'attività di scavo, per diventare un semplice - o meglio straordinario - collezionista. Muore a Londra il giorno 2 marzo 1939 all'età di 65 anni, senza aver mai avuto la possibilità di esporre alla famiglia reale inglese la sua sensazionale scoperta.




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